Facedead (ovvero facebook nell'aldilà)
- Marco Iannelli
- Feb 28, 2016
- 3 min read

Da un conteggio fatto, sono più di 30 milioni gli utenti di Facebook deceduti dalla loro iscrizione e compongono la cd. "community dell'aldilà.
Stando al numero degli utenti, si tratta di una vera e propria nazione di persone morte che continuano a popolare il famoso social network e che negli anni, sicuramente, sarà destinata a vedere crescere il suo numero.
Trenta milioni, è un macabro numero che mette soggezione ed è ovviamente in continua crescita e rappresenta l'altra faccia (quella forse più curiosa) del bilancio delle cifre fornite dal servizio di Mark Zuckerberg.
Se solo ci riflettete un attimo è un fenomeno che ha anche un non so che di fascino. Fino ad ora la dipartita di un parente, di un amico non aveva altri risvolti che quelli terreni.
Oggi, con la frequente interazione delle persone con la Rete, ciascuno di noi, oltre ad avere una identità reale, dispone di una identità digitale: una sorta di vero e proprio "alter ego" che interagisce con altri in internet ed in tanti modi. Quest'ultimo, anche in caso di morte del legittimo titolare, comunque ha modo disopravvivere immutato nel contesto digitale a discapito del contesto reale.
Come sempre accade in questi casi, anche questo fenomeno è stato attentamente analizzato da studiosi.All’interno del libro "Your Digital Afterlife", di Evan Carroll co-autore dell’opera insieme a John Romano, realizzato sulla base di una serie di ricerche legate alla cd. “comunità dell’aldilà online“, si è affrontato il problema delle identità virtuali (o digitali che dir si voglia) che continuano immutate a sopravvivere a dispetto dell'incedere del tempo.
Il contenuto del libro ha subito innescato un interessante dibattito su come i social network, e più in generale internet, hanno mutuato l'approccio che i parenti e gli amici hanno con i loro defunti.
Rimanendo in ogni caso attivo il profilo della persona morta in Rete, ogni pagina della persona morta più costituire una agorà dove ciascuno può continuare ad apporre un proprio pensiero o ricordo rafforzando così il concetto di permanenza della identità virtuale anche dopo il trapasso terreno e consentendo alla persona che non c'è più di continuare ad avere un impatto ed una "vitalità" sul mondo reale anche dopo la morte.
Secondo Evan, il fenomeno è già talmente in una fase avanzata in altri paesi come la Cina ed il Giappone dove, non esistendo spazi sufficientemente grandi per seppellire tutti, stanno iniziano a sorgere cimiteri virtuali in rete per "ospitare" il ricordo delle persone care, mentre le terrene spoglie in forma di cenere sarebbero materialmente disperse in mare.
Questa preponderanza delle identità digitali dopo la morte terrena, apre anche un altro scenario interessante. Nelle persone, sapendo che sussiste tale opportunità, potrebbe incominciare a nascere una maggiore attenzione e consapevolezza su ciò che si intende continuare a condividere in Rete anche oltre la propria vita terrena.
E quel qualcosa che rimane immutato nei profili dei social network, approfondisce Evans, potrebbe costituire un interessante materiale per analizzare nel futuro le peculiarità di un dato contesto sociale risalente ad un passato prossimo (abitudini, estetica, interessi, tecnologia, ecc.) osservando, in questo modo, l'evoluzione che ha avuto nel tempo la società.
In buona sostanza, l’autore quindi immagina che tra qualche centinaio d’anni i contenuti dei social network (laddove dovessero al pari sopravvivere) potrebbero dar vita una vera e propria branca dell’archeologia (digitale) capace di riprodurre lo stile di vita delle prime generazioni che hanno vissuto durante la nascita e la diffusione esponenziale della Rete e dei social network stessi.
Comunque, al di là di tutte queste considerazioni, non credo che nella storia dell'essere umano tali aspetti (l'incidenza della identità virtuale) potranno mai soppiantare le tradizioni materiali legate al culto dei morti. Queste rimarranno, anche nel futuro, troppo solide e non potrà mai esserci una loro sostituzione definitiva a favore dei social network dedicati all'aldilà.

di Marco Iannelli

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